Friday, January 29, 2010

Alexandros-Zoi-Maria-Aggelos

Dear partners and project students,

We are presenting you with the group of students who will be representing our school and Greece at our project partner meeting in Seville Spain in April. They have all been working hard on the project and are excited about visiting Spain and meeting the project students of the other schools.

Regards to all,
Peter.


Monday, January 25, 2010

Christmas traditions and recipes








Dear fellow students working on the Comenius project with us,

The students of our school began the common project activities we agreed to do during the Christmas period up to New Year’s Day. During the holidays the students of the project gathered at different houses of relatives and were able to record and photograph various happenings concerning Christmas recipes and traditions on the island of Zakynthos. These festive customs have survived for many decades throughout time.

Comenius project students' group

Tuesday, January 19, 2010

CHRISTMAS CAKES in my area.


TORRONE (NOUGAT)

In our village there is a typical set called "torrone" (nougat). In Dentecane there are five factories that make this special kin of Christmas set. It is made from sugar, honey, eggs, nuts, but have many different types of torrone such us: "pantorrone", "limoncello", "gianduiotto", "cremoso".
if you have the opportunity to eat it, do it, because you can touch the sky with a finger.

STRUFOLI (HONEY BALLS)

Strufoli is a very typical recipe of Pietradefusi,a small village in Campania,that is made for the Christmas. Children like strufoli very much because it is prepared with honey and small coloured confetti (candy).
Ingredients: For the dough: 2 cups flour; 1 tbs. sugar; 6 eggs; grated juice of 1/2 lemon; 2 egg yolks; 1 pinch of salt; 2 tbs. butter; frying oil.
For the topping: 8 oz. honey; 4 oz. candied orange rinds, finely diced.

ZEPPOLE (SWEET DOUGHNUT)

Typical of the region, Campania, fried donuts are made with a paste made of flour and water, milk, anise and served with honey or sugar and orange peel.Among theNeapolitan trades there was also that of “zeppollara”, a woman who fried these donuts in oil or pork fat in the street and served covered of honey.

Ingredients for Zeppole (Makes about 20 donuts): 1000gr flour• 4 eggs• 5 tablespoons sugar + 5 for the coverage• 100gr of butter• 2 cubes of yeast• grated lemon peel• Vanillin• cinnamon (who likes)• a pinch of salt.
Procedure: On the rolling board create the "fountain" with the flour and the center for the whole eggs, baking soda dissolved in a little warm water, a pinch of salt, sugar and lemon peel. Mix everything together and create a soft dough, but not soft. Cover the dough cotton or linen and let it rise for about an hour in a hot and dry. After the interval created small pasta tubes by cutting every 10 centimeter. Close zeppole circle and fry in deep fat of peanuts. When donuts will be well browned on both sides, drain them the oil and dry on paper towels. Still warm from passing into the remaining sugar flavored with vanilla and cinnamon.

CROCCANTE DI MANDORLE (ALMOND BRITTLE)

Hundred years ago, when children had not candies, not chocolate bars and snacks, in towns and villages of our province, the grandmothers did kind of candy with sugar and toasted almonds for their grandchildren.

Ingredients for 6 portions
500 g. peeled almonds
500 g sugar
2 tablespoons sunflower oil
1 lemon

Procedure : quickly rub the almonds with a cloth, then pour into a pan. Also add sugar and bring to a boil to a simmer, stirring constantly, continue cooking for 1 hour, stirring so that the mixture does not stick to the bottom of the pan, the end of cooking the almonds must be complectely wrapped in the sugar dissolved. Grease a marble slab with a layer unifirme oil sunlower seeds. Pour the mixture. Leveled the preparation of almonds and sugar by first using a wooden tablespoon slightly wet with water, then cut the lemon in half, sweet rubbing on the cut parts. When the brittle is completely cool cut into pieces and decorate as desired.

Alberto class IV B

Sunday, January 3, 2010

Have good table manners

L' ETICHETTA A TAVOLA NELL' ANTICA ROMA
L' etichetta a tavola nell' antica Roma obbediva a regole oggi impensabili, anzi censurabili senza mezzi termini. Viceversa, il nostro galateo sarebbe allora sembrato quasi demenziale. La sala da pranzo ( triclinium ), arredata con lusso, sfarzo e raffinatezza a seconda dell' immagine che l' ospite voleva dare di sé, disponeva di letti triclinari sui quali ci si sdraiava di sbieco, disposti attorno ad un basso tavolo. Il triclinio era uno spazio dove prendevano posto tre letti. Ognuno poteva essere lungo fino a due metri e quaranta centimetri e su di esso potevano prendere posto massimo tre persone le quali erano semisdraiate con il busto eretto aiutate in questa posizione da un braccio mentre l'altro serviva per mangiare. Tra i triclinia circolavano in continuazione servi con recipienti colmi di acqua ed asciugamani per permettere ai commensali di lavarsi le mani ogni volta che ne avessero necessità. In un triclinium formato da tre letti potevano prendere posto al massimo nove persone, che si disponevano semisdraiate in modo tale che tutti e nove volgessero lo sguardo al centro del triclinium. In questo modo la conversazione era seguita da tutti i commensali come se fossero seduti intorno ad un tavolo rotondo. Su questo non potevano mancare la saliera, l' ampolla dell' aceto, gli stuzzicadenti consistenti in una spina di legno o in una piuma e, se ritenuto necessario, lo schiacciamosche. Le stoviglie erano alquanto semplici al confronto con la fila di posate di oggi: la forchetta era pressoché sconosciuta e l' uso del coltello abbastanza infrequente, però venivano utilizzati i cucchiai. Servivano a tavola gli schiavi più abili ed avvenenti, ciascuno con compiti precisi tra cui la mescita del vino. Alcuni provvedevano a fornire bacili d' acqua affinché gli ospiti potessero lavarsi le mani prima o durante il banchetto e talvolta detergevano i loro piedi impolverati dal cammino lungo la strada; altri schiavi ( scissores ) in cucina al servizio dello chef preparavano i piatti delle vivande già tagliate a pezzetti. Si mangiava appoggiati sul gomito sinistro, una posizione abbastanza scomoda per noi, ed il galateo imponeva di prendere il cibo con grazia, con la punta delle dita, per non sporcarsi il viso con le mani. Chi proprio non ci riusciva, si puliva con la mollica di pane o con un tovagliolo, che serviva anche a portare a casa gli avanzi del banchetto, secondo la comune consuetudine. I rifiuti del pasto venivano invece gettati a terra e per mascherare questo brutto vedere il mosaicista Soso di Pergamo, secondo quanto riferisce Plinio il Vecchio, inventò l' " asarotos oikos ", cioè il pavimento non spazzato da collocare nella sala del triclinio. In ogni triclinio si parla, si discute, si ride, ci si diverte e, nel mezzo della cena, il padrone di casa annuncia una notizia importante e subito dopo grande gioia generale di tutti gli invitati, ovazioni ed applausi a non finire. Immaginiamo ora di spostarci, in un mese estivo, in un peristilio (giardino) di una bella villa di campagna, dove sul prato viene allestito un grande triclinio e nelle vicinanze si spande la frescura di una cascata creata da una fontana e il profumo dei fiori coltivati tutt’intorno. Ma che dire di triclini realizzati in alcuni punti particolari di una scogliera, con l'acqua del mare che lambisce quasi i letti, dai quali si potevano vedere e scegliere i pesci di una peschiera sottostante per poi gustarli subito dopo la cottura?

Concludiamo ora la nostra ricerca soffermandoci brevemente sull’ambiente che nella domus romana era adibito a cucina. Si trattava di un piccolo vano affacciato generalmente sull’atrio, nel quale i soli servi provvedevano alla preparazione dei vari cibi, mentre il luogo in cui la famiglia si riuniva per consumare i pasti era il già citato triclinium. Vicino alla cucina vi erano anche i servizi igienici: l’acqua rimasta negli acquai era utilizzata per questi ultimi e bastoncini di spugna erano usati come carta igienica.


Nicola Ciarcia, Italian student I liceo.





Some recipes

Garum
La ricetta del garum romano rimane tuttora un mistero, forse perchè era così utilizzata che nessuno sentiva il bisogno di trascriverla. Apicio accenna soltanto che si tratta di un prodotto della fermentazione delle interiora di pesce. Dice che dalla fermentazione di queste interiora si separa un solido e un liquido che chiama liquamen. Anche le spezie erano molto utilizzate, così come l’accostamento di sapori dolci e salati, in un mix che probabilmente risulterebbe disgustoso per il gusto contemporaneo.

Vino aromatizzato
Più interessante risulta la ricetta del vino aromatizzato, che si riporta di seguito :“Siano versati in un vaso di bronzo un quarto di vino e due cucchiai di miele, in modo che, mentre il miele bolle, il vino diminuisca di volume. Scaldalo a fuoco lento; gira il tutto finché prenderà il bollore; quando comincerà a salire, trattienilo versando altro vino. Una volta freddo fallo scaldare di nuovo. Ripeti per altre due volte. Il giorno dopo lo schiumerai. Aggiungi allora 120g di pepe, poco pistacchio, cannella e zafferano, cinque ossi arrostiti di datteri; trita cinque datteri che dal giorno precedente avrai posto nel vino per farli ammorbidire. Fatto ciò versa due litri circa di vino giovane”.

Fegato cotto alla brace
Tra le tante ricette di carne, si distingue il fegato cotto alla brace: fu grazie allo stesso Apicio che il fegato da “iecur” iniziò a chiamarsi “ficatum” per via della sua abitudine di ingrassare gli animali con i fichi.
Ingredienti: fegato di maiale, aceto, pepe, sedano, bacche di alloro, sale, pepe, budelli di maiale (o rete)
Preparazione: tagliare a pezzetti del fegato e metterlo in una marinata composta di aceto, pepe macinato, sedano tritato e bacche di alloro. Passato del tempo, ritirare i pezzi di fegato dalla marinata, salarli, peparli, e riempirci dei piccoli budelli, avendo cura di legarli bene. Preparare una griglia unta e rovente ed arrostirci il ficatum.

Salsa per polipo
L’ideatore è sempre Apicio: unire del pepe, del garum ed una spezia chiamata laser. Versare la salsa ottenuta sul polipo tagliato a fettine.

Polpettine di carne.
Amalgamare 5 hg di carne tritata di maiale o di manzo con 150 g di mollica di pane bagnata e vino, aggiungere 500 g di pinoli, del pepe ed un cucchiaio di salsa di garum. Fare delle polpette e cuocerle in un bicchiere di vino.

Crema di fave alla Vitellio
Cuocere delle fave e quando schiumano aggiungere porro, coriandolo e fiori di malva; poi unire del pepe appena tritato, dei semi di finocchio, il ligustico (una spezia), un po’ di garum, del vino e dell’olio. Far bollire mescolando. Al termine servire versando sulla pietanza dell’olio verde.

Gustacium
È un antipasto la cui ricetta ci è fornita sia da Virgilio nella sua Appendix vergiliana che da Catone nella De agri coltura.
In un piatto collocare dei pistacchi con delle albicocche, della frutta secca tipo noci, nocciole e datteri, quindi delle uova, dei capperi e delle ulive. Per le tartine utilizzare invece fettine di focaccia sacra (libum) cosparse alcune con un pasticcio di cacio con aglio (moretum), altre con un gramolato di olive (epityrum), altre ancora con l’ “allec”, la parte solida della lavorazione del garum.

Patina (frittata di lattuga)
Tritare un ceppo di lattuga con pepe (liquamen), vino cotto, acqua e olio. Cuocere e legare il composto con delle uova: infine cospargere di pepe e servire in tavola.

Patina de piris (torta di pere)
Tritare pere lessate e ripulite al centro (dai torsoli) con pepe, comino, miele, vino passito, liquamen ed un po’ di olio. Dopo averci aggiunto delle uova, fare la torta, cospargerla di pere e servirla in tavola.

Haedum sive agnum parthicum (capretto o agnello partico)
Mettere l’agnello in forno, tritare pepe, ruta, cipolla, santoreggia, prugne di Damasco snocciolate, un po’ di laser, vino, liquamen e olio. Ancora bollente spruzzare il capretto sul piatto con dell’aceto e servire in tavola.

Nicola Ciarcia

(CONTINUED...)

The Pompeian dinner

Il pranzo pompeiano
Un pranzo pompeiano dei più elaborati consiste in 3 parti: Antipasto: Gustum
Piatto principale: Mensae Primae, rappresentata dalla carne arrostita o bollita, dal pollame e dalla selvaggina.
Dolce: Mensae Secundae, delineata da frutta e vari tipi di dolce.
Il tutto era accompagnato da vino, che era bevuto in piccole quantità mescolato all’acqua.

Gustum. Veniva accompagnato da uova e ortaggi tra i più frequenti (asparagi, cetrioli, cavoli, zucche, lattuga, funghi); anche il pesce veniva servito come antipasto. Non mancavano ostriche, cozze e molluschi vari.

Durante i pranzi pompeiani il Falernum era il vino più noto, apprezzato e costoso. Si può considerare il primo D.O.C. dell'enologia mondiale. Infatti gli antichi romani, che lo avevano in massima considerazione, usavano conservarlo in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano l'origine e l'annata . Tibullo pregava - nunc mihi Gumosus veteris proferte Falernos - di avere subito una coppa di Falerno, vecchio e affumicato. Plinio, Marziale, Orazio, Cicerone ne hanno più volte tessuto le lodi. Petronio racconta che durante la famosa cena di Trimalcione gli haustores, (gli antichi sommeliers) servirono un Falerno vecchio di 100 anni.

L'origine del Falerno è avvolta nella leggenda: "Bacco, sotto mentite spoglie, chiese ospitalità al vecchio Falerno; commosso dalla sua generosità fece nascere sulla pendici del Monte Massico viti lussureggianti" (Silio Italico). Come aperitivo veniva servita una bevanda a base di vino e miele Mulsum, mentre a fine pasto un vino passito Vinum passum.

Nicola Ciarcia


(CONTINUED...)

Recipes

Le Ricette
Il De Re Culinaria e' una raccolta di 450 ricette per tutti i gusti e tutte le fantasie, che ha permesso di conoscere i vari tipi di prodotti utilizzati nella cucina romana. Ne riportiamo di seguito una come esempio.

Testo latino: Gustum de praecoquis. duracina primotina (pusilla praecoquia) purgas, enucleas, in frigidam mittis, in patina componis. teres piper, mentam siccam, suffundis liquamen, adicies mel, passum, vinum et acetum. refundis in patinam super praecoqua, olei modicum mittis et lento igni ferveat. cum ferbuerit, amulo obligas. piper aspargis et inferes.


Traduzione: Antipasto di albicocche. Dure primaticce ( piccole albicocche ) pulisci, snocciola, metti in acqua molto fredda, disponi in terrina. Pesta pepe, menta secca, copri di liquame, aggiungi miele, passito, vino e aceto. Versa nella terrina su albicocche, aggiungi olio moderato e (fai) che bolla a fuoco lento. Quando avrà bollito, lega con amido. Spargi di pepe e servi.


Preparazione di antipasto di albicocche: sbuccia 700 g di albicocche, snocciolale e mettile subito in acqua fredda in una terrina. Polverizza 7 grani di pepe, 1 cucchiaio di menta secca, riprendi con 5 cucchiai di salsa di soia (liquame), aggiungi un cucchiaio di miele colmo, mezzo bicchiere di moscato di Pantelleria, mezzo bicchiere di Marsala secco e 1 cucchiaio di aceto; versa sulle albicocche. cospargi con un velo d'olio e fai bollire a fuoco basso per mezz'ora, scoperto. Sgocciola il sugo di cottura in un tazzone, aggiungi 2 cucchiai di amido di frumento, batti fino a che sono scomparsi i grumi, versa di nuovo sulle albicocche. Finisci la cottura, ossia fino a quando la salsa è rappresa. Cospargi di pepe tritato grossolanamente e servi tiepido o caldo.




Nicola Ciarcia

(CONTINUED...)

De re culinaria

De re culinaria (Marco Gavio Apicio)
Marco Gavio, soprannominato Apicio (25 a.C. - ?), è passato alla storia come il più grande esperto di gastronomia dell'antichità. Alle raffinatezze culinarie egli dedicò la sua vita e anche tutto il suo patrimonio, peraltro assai ingente, fino a quando, secondo la testimonianza di Seneca, si ridusse in povertà e si suicidò. L'opera a lui attribuita, De re culinaria (o coquinaria), è il libro più importante di cucina scritto in lingua latina e rivela, nelle diverse modifiche e aggiunte ad esso apportate, l'evoluzione dei gusti alimentari e insieme lo stile di vita della classe dominante romana fino alle soglie della caduta dell'Impero. Un documento storico di rilevante interesse ma anche un curioso e per molti aspetti ancora attuale ricettario, studiato per soddisfare qualsiasi tipo di palato ed esigenza di dieta, che dimostra come moltissimi piatti italiani, soprattutto regionali, derivino dalla tradizione greca e romana. Il testo, accompagnato da note sulle singole ricette e sugli ingredienti citati, è preceduto da un'articolata introduzione che illustra le curiose abitudini culinarie degli antichi, inquadrandole nel contesto storico e linguistico delle diverse epoche considerate.


«Poco si sa della cucina dell'antica Roma e dei suoi cuochi. Un'ottima e rara testimonianza ci deriva dal De re culinaria di Marco Gavio Apicio, testo emblema della cucina imperiale, da cui emerge una manualità già esperta e raffinata, pur limitata nella varietà dei prodotti. Alcune delle ricette sono di origine ellenica, altre sono cartaginesi, siriane o egiziane, e rendono il De re culinaria una somma della gastronomia dell'area mediterranea antica...». (Il Corriere della Sera, ottobre 1999). «Finalmente abbiamo la possibilità di conoscere, capire e cucinare piatti finora avvolti nella nebbia del tempo o appesantiti da chili di retorica…». (Il Giornale, 10 gennaio 1999).


Nicola Ciarcia, Italian student I Liceo.



(CONTINUED...)

Saturday, January 2, 2010

How our ancestors ate

The eating habits of our students, they remind us how our ancestors ate. Pupils in high school Pietradefusi, in their Cmenius work, they're also doing research about the eating habits of the inhabitants of province Avellino from ancient times to today. A "trip" through time...three millennia.
E’ diventato slogan, spot pubblicitario, insegna di noti ristoranti il sapore dell’antico. Quasi una sorta di riflesso condizionato in un’epoca, la nostra, dove il legame con il passato è ormai quasi impercettibile, dove si discute di prodotti transgenici che impallidiscono al confronto con la supposta genuinità di quelli di una volta. E sulle nostre tavole ben fornite di ogni ben di Dio chi sa quali alimenti manipolati giungono e giungeranno.
Quando il passato diventa irraggiungibile, quando la distanza tra noi e quelli che furono diventa incolmabile, ecco che questo, il passato, si colora di nostalgie, di ricordi e di miti.
Come mangiavano e cosa mangiavano i nostri antichi comprovinciali, sia nel passato troppo remoto sia in quello più vicino a noi? Tentiamo, con l’ausilio delle risorse dell’informatica, di effettuare un viaggio a ritroso nel tempo cercando di ricostruire, con le testimonianze scritte e materiali che ci hanno lasciato, le mense dei nostri antenati, vissuti nel nostro territorio, a cominciare dall’età di Roma repubblicana, continuando per quella longobardo-normanna e poi rinascimentale e barocca, per finire all’alba dell’Unità dell' Italia.