Sunday, January 3, 2010

Have good table manners

L' ETICHETTA A TAVOLA NELL' ANTICA ROMA
L' etichetta a tavola nell' antica Roma obbediva a regole oggi impensabili, anzi censurabili senza mezzi termini. Viceversa, il nostro galateo sarebbe allora sembrato quasi demenziale. La sala da pranzo ( triclinium ), arredata con lusso, sfarzo e raffinatezza a seconda dell' immagine che l' ospite voleva dare di sé, disponeva di letti triclinari sui quali ci si sdraiava di sbieco, disposti attorno ad un basso tavolo. Il triclinio era uno spazio dove prendevano posto tre letti. Ognuno poteva essere lungo fino a due metri e quaranta centimetri e su di esso potevano prendere posto massimo tre persone le quali erano semisdraiate con il busto eretto aiutate in questa posizione da un braccio mentre l'altro serviva per mangiare. Tra i triclinia circolavano in continuazione servi con recipienti colmi di acqua ed asciugamani per permettere ai commensali di lavarsi le mani ogni volta che ne avessero necessità. In un triclinium formato da tre letti potevano prendere posto al massimo nove persone, che si disponevano semisdraiate in modo tale che tutti e nove volgessero lo sguardo al centro del triclinium. In questo modo la conversazione era seguita da tutti i commensali come se fossero seduti intorno ad un tavolo rotondo. Su questo non potevano mancare la saliera, l' ampolla dell' aceto, gli stuzzicadenti consistenti in una spina di legno o in una piuma e, se ritenuto necessario, lo schiacciamosche. Le stoviglie erano alquanto semplici al confronto con la fila di posate di oggi: la forchetta era pressoché sconosciuta e l' uso del coltello abbastanza infrequente, però venivano utilizzati i cucchiai. Servivano a tavola gli schiavi più abili ed avvenenti, ciascuno con compiti precisi tra cui la mescita del vino. Alcuni provvedevano a fornire bacili d' acqua affinché gli ospiti potessero lavarsi le mani prima o durante il banchetto e talvolta detergevano i loro piedi impolverati dal cammino lungo la strada; altri schiavi ( scissores ) in cucina al servizio dello chef preparavano i piatti delle vivande già tagliate a pezzetti. Si mangiava appoggiati sul gomito sinistro, una posizione abbastanza scomoda per noi, ed il galateo imponeva di prendere il cibo con grazia, con la punta delle dita, per non sporcarsi il viso con le mani. Chi proprio non ci riusciva, si puliva con la mollica di pane o con un tovagliolo, che serviva anche a portare a casa gli avanzi del banchetto, secondo la comune consuetudine. I rifiuti del pasto venivano invece gettati a terra e per mascherare questo brutto vedere il mosaicista Soso di Pergamo, secondo quanto riferisce Plinio il Vecchio, inventò l' " asarotos oikos ", cioè il pavimento non spazzato da collocare nella sala del triclinio. In ogni triclinio si parla, si discute, si ride, ci si diverte e, nel mezzo della cena, il padrone di casa annuncia una notizia importante e subito dopo grande gioia generale di tutti gli invitati, ovazioni ed applausi a non finire. Immaginiamo ora di spostarci, in un mese estivo, in un peristilio (giardino) di una bella villa di campagna, dove sul prato viene allestito un grande triclinio e nelle vicinanze si spande la frescura di una cascata creata da una fontana e il profumo dei fiori coltivati tutt’intorno. Ma che dire di triclini realizzati in alcuni punti particolari di una scogliera, con l'acqua del mare che lambisce quasi i letti, dai quali si potevano vedere e scegliere i pesci di una peschiera sottostante per poi gustarli subito dopo la cottura?

Concludiamo ora la nostra ricerca soffermandoci brevemente sull’ambiente che nella domus romana era adibito a cucina. Si trattava di un piccolo vano affacciato generalmente sull’atrio, nel quale i soli servi provvedevano alla preparazione dei vari cibi, mentre il luogo in cui la famiglia si riuniva per consumare i pasti era il già citato triclinium. Vicino alla cucina vi erano anche i servizi igienici: l’acqua rimasta negli acquai era utilizzata per questi ultimi e bastoncini di spugna erano usati come carta igienica.


Nicola Ciarcia, Italian student I liceo.





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